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Pubblicato in marzo 18th, 2013 | da Francesca

RIMINI E FELLINI: UN ITINERARIO D’AUTORE

Federico Fellini è cresciuto qua, tra le stradine del Borgo San Giuliano e il mare di fronte al Grand Hotel: Rimini è entrata nei suoi film pur non girando nulla nella cittadina romagnola, e allora come ora rivive lo splendore del grande Maestro.

E’ possibile tracciare un fine itinerario che unisce i luoghi dell’infanzia e dell’adolescenza felliniana, mitizzati nei suoi film e nei suoi ricordi. Il percorso nasce dal numero 10 di via Dardanelli casa natale del Maestro per poi giungere in piazza Ferrari che ha l’onere e l’onore di ospitare il Monumento ai Caduti, reso celebre da Titta, il doppio di Fellini in Amarcord. Sono le curve prorompenti di un fondoschiena messo in bella mostra a turbare il regista, a tal punto che il monumento verrà riprodotto fedelmente e con ogni particolare nella Rimini di Amarcord.

Il viaggio continua percorrendo via Gambalunga e giungendo così in Piazza Cavour, ricostruita interamente a Cinecittà, set di celebri scene del film Amarcord. Come non ricordare infatti il pavone posatosi sulla fontana ghiacciata? Quella fontana, la Fontana della Pigna, è ancora lì in piazza, punto di riferimento stabile dei riminesi che da sempre amano “vedersi alla Pigna”.

Poco più in là, sul Corso d’Augusto, il celebre Cinema Fulgor dove un Fellini ancora bambino vide il suo primo film sulle ginocchia del padre, Maciste all’Inferno, come racconta in Roma. Ed è proprio quel cinema il teatro in cui cercherà un approccio con la bella Gradisca in Amarcord.

Ma forse uno dei luoghi della Rimini moderna che più celebra il grande Maestro è il Borgo San Giuliano, di là dal Ponte di Tiberio. Restaurato e tirato a lucido, è il set della famosa Festa de Borg, che ogni due anni racconta e fa rivivere le magie felliniane. E gironzolando per le vie del borgo troverete numerosi murales che raccontano storie e scene tratte dai film.

Ma Rimini è la sua spiaggia e il suo mare, e lo era anche all’epoca del Grande Maestro. Non si può dimenticare il porto, sede della passeggiata invernale degli irriducibili Vitelloni e delle bravate motociclistiche di Scureza di Amarcord, e soprattutto il Grand Hotel, simbolo di tutti i desideri “proibiti”. Ogni volta che tornerà a Rimini Fellini soggiornerà nella suite numero 316, e proprio qui sarà colpito da un ictus nell’agosto del 1993.

 

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